La Lingua Giapponese
La lingua giapponese è parlata in madre patria e in molte zone in cui il popolo giapponese è immigrato.
Fa parte, insieme alle lingue Ryukyuane, della famiglia linguistica delle Nipponiche. Essa è per lo più una lingua isolata perché non si hanno documenti sicuri per ricostruire la sua origine; alcuni affermano che la lingua giapponese possa avere origini in comune con la lingua ainu, autoctona dell’isola di Hokkaido, parlata dall’omonima popolazione indigena. Altre ipotesi la collegano alle lingua austronesiane oppure a quelle del gruppo uralo-altaico. E’ attestato che i grafemi giapponesi siano del tutto derivati da quelli Cinesi e che si siano evoluti con il passare dei secoli.
Dal punto di vista tipologico il giapponese può essere definito una lingua agglutinante in stile “Tema-Commento” ma è possibile trovare anche altri elementi tipici delle lingue flessive; per questo motivo il giapponese da moltissimi linguisti può essere definita una lingua Semi-Agglutinante.
Il Sistema Vocalico giapponese si sviluppa in 5 fonemi vocalici, mentre il sistema consonantico in 26. Le consonanti non possono mai presentarsi da soli ma hanno bisogno dell’appoggio di una vocale, ad eccezione di /N/ che può anche essere utilizzato come isolato. Questo significa che il giapponese è una lingua sillabica poiché l’elemento minimo della parola non è la lettera bensì la sillaba.
Secondo la trascrizione IPA i fonemi vocalici sono /a/, /e/, /i/, /o/ ed /ɯ/(quest’ultima viene di solito traslitterata come una U).
Secondo la grammatica giapponese le parti del discorso sono cinque: Sostantivo, Aggettivo, Avverbio, Verbo e Particella. La Particella racchiude in sé tutte le nostre preposizioni, congiunzioni e interiezione. I pronomi in giapponese vengono classificati in base ai diversi casi come sostantivi o aggettivi.
In giapponese non esistono invece gli Articoli.
Facciamo una piccola digressione sul verbo giapponese. Esso presenta una coniugazione che distingue modo e tempo ma purtroppo non la persona. La coniugazione quindi segue le regole delle lingue agglutinanti, questo vuol dire che i suffissi si connettono alla radice del verbo e contengono l’informazione semantica.
La sintassi del Giappone obbedisce a tale schema:
[Tema] + wa + [soggetto] + ga + [complementi + particelle di caso] + [complemento di termine] + ni + [aggettivo] + o + [predicato] + [particelle finali]
Nonostante sia consentita una certa elasticità nella successione dei complementi, si evince che il Tema necessita sempre della prima posizione e il Verbo dell’ultima. In generale nella lingua nipponica tutti gli elementi superflui vengono tralasciati, ecco perché il soggetto viene espresso solamente nel caso in cui la sua assenza potesse denotare una certa incomprensibilità dell’intera frase. A tal proposito la lingua giapponese porta alla considerazione che l’espressione del pensiero risulti in genere più ambigua e sfumata rispetto alle lingue indoeuropee (come la nostra).